Via banchi e sedie sistemati in file lineari di fronte a una cattedra: arriva la classe flessibile dove anche lo spazio viene riorganizzato, puntando su arredi più stimolanti e funzionali alla didattica

Dopo aver “rovesciato” la tradizionale lezione frontale, con l’adesione al progetto nazionale del Book in Progress e l’entrata a regime della didattica digitale, il Majorana di Martina Franca si appresta a fare un altro passo avanti continuando con coraggio a “sfidare la consuetudine” con una ventata di novità nelle future aule delle prime classi, a partire dal liceo, avviando la classe 3.0. Questo cambiamento comporterà la rimozione degli arredi tradizionali (banchi e sedie sistemati nelle usuali disposizioni in file lineari di fronte ad una cattedra centrale) per fare posto a una classe flessibile dove anche lo spazio fisico viene riorganizzato, puntando su arredi più stimolanti e funzionali alla didattica che applica ormai da anni metodologie innovative. Tali metodologie privilegiano la centralità dell’alunno che trova nel docente non più la figura del conferenziere alla cattedra, fonte di sapere assoluto ma un tutor motivatore che incentiva gli apprendimenti personalizzandoli e tarandoli sulle reali capacità dei singoli alunni, con attività di gruppo e l’attuazione delle buone pratiche. “Si tratta di un passaggio naturale dopo l’introduzione delle LIM e delle metodologie didattiche innovative quali: la classe capovolta, l’apprendimento del “fare”, il lavoro di gruppo attraverso la soluzione di problemi o la realizzazione di compiti autentici. L’IISS Majorana proseguirà il suo processo di innovazione iniziato diversi anni fa, rendendo le classi flessibili, appunto, trasformandole in veri e propri laboratori di ricerca.” Così ci spiega la dirigente scolastica, prof.ssa Anna Caroli, vero portabandiera di un imponente e lungimirante progetto di innovazione didattica che, determinata da una sana follia, sta portando avanti con il suo staff di docenti, raccogliendo di anno in anno risultati confortanti. “L’aula si configurerà come uno spazio di ricerca, con Internet in ogni classe. Grazie ai nuovi arredi e alle pre-esistenti lavagne multimediali gli studenti saranno ulteriormente incentivati a promuovere processi di apprendimento basati sull’indagine e sull’esperienza – continua la prof.ssa Caroli -. Per favorire processi di apprendimento di qualità bisogna, però, ridisegnare le modalità di proporre la lezione in classe, tenendo sempre alto il target delle competenze riconosciute anche attraverso certificazioni che rispettino gli standard internazionali. Il mero spazio fisico dell’aula è ormai insufficiente e inadeguato a ricreare gli ambienti virtuali di apprendimento. Il docente tradizionale, rimanendo ancorato logisticamente alla sua cattedra, faceva partire il suo intervento dal vero protagonista del passato: il libro di testo, unico sussidio considerato fonte quasi assoluta della didattica nozionistica. Naturalmente non bastano i soli arredi a rendere efficace l’intervento didattico del docente 3.0. Per elevare la qualità dell’apprendimento, è necessario fare autocritica su metodiche didattiche ormai desuete. Il docente 3.0, deve sgretolare quelle granitiche ma ormai superate cognizioni sulla didattica. Adeguandosi a un’epoca sempre più nelle mani di nativi digitali, non può rimanere ancorato al tradizionale approccio con le nuove generazioni di studenti che parlano il linguaggio universale del web, rischiando di perdere anche credibilità. Demolendo l’immagine del docente conferenziere e declassando il manuale scolastico che il tempo condanna all’obsolescenza appena dopo la sua pubblicazione, il docente 3.0 deve strutturare un progetto didattico interattivo ad hoc per quella classe in quella situazione, indirizzando la sua attenzione all’alunno, vero centro del suo intervento, promuovendone le capacità relazionali e uno stile di apprendimento personalizzato. I processi di apprendimento improntati sull’indagine e sull’esperienza, infatti, sono ormai riconosciuti essere i più efficaci e riducono significativamente gli episodi di abbandono o di ri-orientamento di studenti che falliscono al primo anno delle superiori.”

Maria Lucchese 

 

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Foto 1 e 2: un’aula 3.0, con gli arredi funzionali alla didattica innovativa, con gli alunni liberi di confrontarsi e cooperare durante le attività assegnate dal docente-tutor.